Il business plan è fondamentale sia per reperire nuova finanza sia come strumento ad uso interno. Nell’articolo, oltre alle finalità del business plan, alcuni elementi e suggerimenti da considerare nella stesura dello stesso.
Il business plan è fondamentale sia per reperire nuova finanza sia come strumento ad uso interno. Nell’articolo, oltre alle finalità del business plan, alcuni elementi e suggerimenti da considerare nella stesura dello stesso.
Quando ho iniziato ad analizzare business plans, circa trent’anni fa, questi documenti erano generalmente più lunghi e più complessi rispetto a quelli di oggi. L’ utilizzo più diffuso che in passato, l’influenza che hanno banche ed investitori sulle imprese e sui potenziali imprenditori e la necessità di rendere più facilmente interrogabile questo strumento hanno favorito la semplificazione dello stesso.
Sulla base delle criticità che rileviamo ancora oggi nell’esame dei business plan, vale la pena di sintetizzare almeno i punti fondamentali.
Perché fare un business plan?
Le ragioni per sviluppare un piano d’impresa possono essere molteplici. I motivi principali sono:
Sembrerà un’affermazione ovvia e banale, ma il piano d’impresa non è il bilancio! Purtroppo, ancora oggi, assistiamo, quando l’imprenditore è alla ricerca di risorse finanziarie, alla presentazione di dossier che sono poco più del bilancio d’esercizio.
E’ opportuno predisporre un documento, oltre che dettagliato e curato (non dimentichiamo che dobbiamo costruire “fiducia” verso gli interlocutori), che sia analizzabile anche alla luce degli andamenti storici dell’impresa. In presenza di forti scostamenti dell’andamento aziendale rispetto al passato, è fondamentale fornire approfondite motivazioni circa gli elementi che, si ritiene, indurranno questi “salti di gestione”. Per esperienza, posso dire di aver analizzato pochi piani non strutturati con un approccio hockey stick, cioè a dire sempre in crescita anno dopo anno.
Punti chiave del business plan
La letteratura sulla struttura di un business plan è copiosa, ma vi è una certa concordanza nel ritenere che vi siano 8 punti chiave che debbono essere opportunamente articolati nel documento. In sintesi:
Ho lasciato per ultimo il punto che, a detta di molti, è forse il più importante: l’Executive Summary. Si tratta di un riassunto prodotto a beneficio dei lettori del business plan, collocato prima dello stesso, che consente di farsi un’idea di un lavoro lungo e articolato, senza la necessità di rivederlo tutto e nel dettaglio. E’ necessario dare la massima cura e attenzione a questa sintesi, poiché l’obiettivo ultimo non è quello di dare conto del contenuto del business plan, ma convincere il lettore sulla bontà del progetto imprenditoriale. Come diceva Guy Kawasaki, il lavoro dell’Executive Summary è quello “di vendere” non di descrivere!
Alcuni suggerimenti
Il Business Plan non è la tesi per un dottorato! E’ fondamentale scrivere in modo chiaro e sintetico. Spesso coloro che leggeranno il nostro documento staranno contemporaneamente guardando e-mails, rispondendo al telefono, etc. Quando scriviamo, ricordiamoci di:
Tutto ciò che un business plan deve contenere può essere sintetizzato in un numero “contenuto” di pagine e in alcuni allegati contenenti proiezioni economico-finanziarie, il CV delle figure chiave, fotografie di prodotti, mappe, etc. Suggerirei, inoltre, di usare estensivamente grafici, tabelle, “torte”rispetto a un approccio più “discorsivo” e indicare sempre chiaramente la fonte dei numeri rappresentati dalla grafica al fine di rendere agevole i confronti.
Non dimentichiamoci, inoltre, il look del documento (spesso notiamo l’uso di caratteri e dimensioni diverse, pagine non adeguatamente spaziate, etc.) e last but not least, verifichiamo che i numeri nelle tabelle siano uguali a quelli inseriti nella parte discorsiva. Sembrano banalità ma l’esperienza ci dice che non è così. Non dobbiamo mai scordare che i lettori del nostro documento vedono molti lavori di questo genere e, spesso, sono condizionati, nel decidere se proseguire o no nella valutazione, anche da elementi che noi riteniamo magari trascurabili.
Nella stesura del documento è spesso utile chiedere il supporto di un professionista esterno che, dialogando con l’imprenditore, “traduca” in un linguaggio più facilmente comprensibile alla banca le intenzioni e la bontà del progetto/dell’impresa. In caso di necessità o per approfondimenti non esitate a contattare PMI Tutoring.
Fabrizio Bonelli
Leggi articolo in pdf
Quando ho iniziato ad analizzare business plans, circa trent’anni fa, questi documenti erano generalmente più lunghi e più complessi rispetto a quelli di oggi. L’ utilizzo più diffuso che in passato, l’influenza che hanno banche ed investitori sulle imprese e sui potenziali imprenditori e la necessità di rendere più facilmente interrogabile questo strumento hanno favorito la semplificazione dello stesso.
Sulla base delle criticità che rileviamo ancora oggi nell’esame dei business plan, vale la pena di sintetizzare almeno i punti fondamentali.
Perché fare un business plan?
Le ragioni per sviluppare un piano d’impresa possono essere molteplici. I motivi principali sono:
Sembrerà un’affermazione ovvia e banale, ma il piano d’impresa non è il bilancio! Purtroppo, ancora oggi, assistiamo, quando l’imprenditore è alla ricerca di risorse finanziarie, alla presentazione di dossier che sono poco più del bilancio d’esercizio.
E’ opportuno predisporre un documento, oltre che dettagliato e curato (non dimentichiamo che dobbiamo costruire “fiducia” verso gli interlocutori), che sia analizzabile anche alla luce degli andamenti storici dell’impresa. In presenza di forti scostamenti dell’andamento aziendale rispetto al passato, è fondamentale fornire approfondite motivazioni circa gli elementi che, si ritiene, indurranno questi “salti di gestione”. Per esperienza, posso dire di aver analizzato pochi piani non strutturati con un approccio hockey stick, cioè a dire sempre in crescita anno dopo anno.
Punti chiave del business plan
La letteratura sulla struttura di un business plan è copiosa, ma vi è una certa concordanza nel ritenere che vi siano 8 punti chiave che debbono essere opportunamente articolati nel documento. In sintesi:
Ho lasciato per ultimo il punto che, a detta di molti, è forse il più importante: l’Executive Summary. Si tratta di un riassunto prodotto a beneficio dei lettori del business plan, collocato prima dello stesso, che consente di farsi un’idea di un lavoro lungo e articolato, senza la necessità di rivederlo tutto e nel dettaglio. E’ necessario dare la massima cura e attenzione a questa sintesi, poiché l’obiettivo ultimo non è quello di dare conto del contenuto del business plan, ma convincere il lettore sulla bontà del progetto imprenditoriale. Come diceva Guy Kawasaki, il lavoro dell’Executive Summary è quello “di vendere” non di descrivere!
Alcuni suggerimenti
Il Business Plan non è la tesi per un dottorato! E’ fondamentale scrivere in modo chiaro e sintetico. Spesso coloro che leggeranno il nostro documento staranno contemporaneamente guardando e-mails, rispondendo al telefono, etc. Quando scriviamo, ricordiamoci di:
Tutto ciò che un business plan deve contenere può essere sintetizzato in un numero “contenuto” di pagine e in alcuni allegati contenenti proiezioni economico-finanziarie, il CV delle figure chiave, fotografie di prodotti, mappe, etc. Suggerirei, inoltre, di usare estensivamente grafici, tabelle, “torte”rispetto a un approccio più “discorsivo” e indicare sempre chiaramente la fonte dei numeri rappresentati dalla grafica al fine di rendere agevole i confronti.
Non dimentichiamoci, inoltre, il look del documento (spesso notiamo l’uso di caratteri e dimensioni diverse, pagine non adeguatamente spaziate, etc.) e last but not least, verifichiamo che i numeri nelle tabelle siano uguali a quelli inseriti nella parte discorsiva. Sembrano banalità ma l’esperienza ci dice che non è così. Non dobbiamo mai scordare che i lettori del nostro documento vedono molti lavori di questo genere e, spesso, sono condizionati, nel decidere se proseguire o no nella valutazione, anche da elementi che noi riteniamo magari trascurabili.
Nella stesura del documento è spesso utile chiedere il supporto di un professionista esterno che, dialogando con l’imprenditore, “traduca” in un linguaggio più facilmente comprensibile alla banca le intenzioni e la bontà del progetto/dell’impresa. In caso di necessità o per approfondimenti non esitate a contattare PMI Tutoring.
Fabrizio Bonelli
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