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4 buoni motivi per fare un business plan

22 Marzo 2019

Perché è così importante scrivere un business plan e farlo bene? La nostra guida è rivolta a chi non ne ha mai scritto uno, ma anche a chi deve migliorare il proprio.

Il business plan è quello che una volta in italiano si chiamava “piano industriale”.

Quando ho iniziato ad analizzare business plan, circa trent’anni fa, questi documenti erano generalmente più lunghi e complessi rispetto a oggi. Recentemente, la diffusione di questo efficace strumento è diventata sempre più ampia.

Questo fattore, assieme all’influenza che banche e investitori hanno su imprese e potenziali imprenditori e alla necessità di rendere il testo più facilmente “interrogabile” hanno favorito un processo di semplificazione che dura tuttora.

Dopo centinaia di casi analizzati nel corso di un’attività professionale che dura da decenni, abbiamo accumulato un’esperienza che ci consente di fornire alcuni consigli. La nostra guida al business plan è rivolta a chi non ne ha mai scritto uno, ma anche a chi è alla ricerca di spunti per migliorare il proprio.

Il primo, fondamentale, passo, è un esame delle ragioni fondamentali per cui scrivere un piano industriale.

Perché fare un business plan?

Le ragioni per sviluppare e scrivere un piano industriale sono molteplici. Ecco una panoramica dei principali:

  • Definire, in un arco temporale realistico (di norma 3/5 anni), la strategia operativa e gli obiettivi aziendali (nonché gli obiettivi intermedi durante la vita del piano). Sostanzialmente, un tableau de bord che diventerà il piano d’azione per le diverse componenti aziendali e permette un monitoraggio costante del livello di implementazione e del contributo di ciascuna componente al raggiungimento degli obiettivi d’impresa.
  • Sviluppo di nuove attività. Lo sviluppo di nuovi prodotti o di ulteriori linee di business richiede necessariamente un’analisi che è utile – in primo luogo – per verificare se questi sviluppi creano effettivamente valore per l’impresa;
  • Reperimento di nuova finanza (sia per finanziare esigenze di capitale circolante sia per effettuare investimenti in impianti e macchinari) e capitale di rischio. Non solo coloro che professionalmente entrano nell’ azionariato delle imprese, ma anche le banche considerano questo strumento imprescindibile per le loro valutazioni.
  • Definire il valore del capitale economico dell’impresa, cioè quanto vale la mia azienda. Attraverso l’analisi sarà più chiaro a voi, ma anche a chi vi legge, quanto effettivamente vale la vostra impresa.

Il piano deve essere ragionevole, sufficientemente sfidante, indicare responsabilità precise e prevedere una revisione periodica per, eventualmente, rettificare “la rotta”.

Quindi via libera a numeri e dati, che forniscono elementi reali di valutazione, ma attenzione a non cadere nell’errore opposto. Sembrerà un’affermazione ovvia e banale, ma il piano industriale non è il bilancio! 

Purtroppo, ci sono ancora imprenditori che, quando sono in cerca di risorse finanziarie, presentano dossier che sembrano poco più che bilanci d’esercizio. È un errore: il business plan deve essere un documento convincente ma, per usare un’espressione efficace, anche “godibile”. I dati finanziari sono solo una delle componenti, e devono essere presentati in una veste grafica chiara e accattivante, con ampio uso di grafici quando possibile.

È opportuno predisporre un documento dettagliato e curato (non dimentichiamo che dobbiamo costruire un rapporto di fiducia con gli interlocutori!) ma che sia analizzabile anche alla luce degli andamenti storici dell’impresa.

Da ultimo, una precisazione. Può capitare di attraversare una fase delicata o di improvvisa crescita. In entrambi i casi, cioè ogni volta che ci si trova in presenza di forti scostamenti dell’andamento aziendale rispetto al passato, è fondamentale fornire approfondite motivazioni circa gli elementi che, si ritiene, hanno indotto questi “salti di gestione”. Per esperienza, posso dire di aver analizzato pochi piani non strutturati con un approccio hockey stick (“bastone da hockey, con la caratteristica forma a L maiuscola), che indicano – cioè – una crescita di anno in anno: i migliori, però, sono quelli che sono riusciti a giustificarli in maniera puntuale.

Nella stesura del documento è spesso utile chiedere il supporto di un professionista esterno che, dialogando con l’imprenditore, “traduca” in un linguaggio più facilmente comprensibile alla banca le intenzioni e la bontà del progetto/dell’impresa.

In caso di necessità o per approfondimenti non esitate a contattarci.

Il business plan è quello che una volta in italiano si chiamava “piano industriale”.

Quando ho iniziato ad analizzare business plan, circa trent’anni fa, questi documenti erano generalmente più lunghi e complessi rispetto a oggi. Recentemente, la diffusione di questo efficace strumento è diventata sempre più ampia.

Questo fattore, assieme all’influenza che banche e investitori hanno su imprese e potenziali imprenditori e alla necessità di rendere il testo più facilmente “interrogabile” hanno favorito un processo di semplificazione che dura tuttora.

Dopo centinaia di casi analizzati nel corso di un’attività professionale che dura da decenni, abbiamo accumulato un’esperienza che ci consente di fornire alcuni consigli. La nostra guida al business plan è rivolta a chi non ne ha mai scritto uno, ma anche a chi è alla ricerca di spunti per migliorare il proprio.

Il primo, fondamentale, passo, è un esame delle ragioni fondamentali per cui scrivere un piano industriale.

Perché fare un business plan?

Le ragioni per sviluppare e scrivere un piano industriale sono molteplici. Ecco una panoramica dei principali:

  • Definire, in un arco temporale realistico (di norma 3/5 anni), la strategia operativa e gli obiettivi aziendali (nonché gli obiettivi intermedi durante la vita del piano). Sostanzialmente, un tableau de bord che diventerà il piano d’azione per le diverse componenti aziendali e permette un monitoraggio costante del livello di implementazione e del contributo di ciascuna componente al raggiungimento degli obiettivi d’impresa.
  • Sviluppo di nuove attività. Lo sviluppo di nuovi prodotti o di ulteriori linee di business richiede necessariamente un’analisi che è utile – in primo luogo – per verificare se questi sviluppi creano effettivamente valore per l’impresa;
  • Reperimento di nuova finanza (sia per finanziare esigenze di capitale circolante sia per effettuare investimenti in impianti e macchinari) e capitale di rischio. Non solo coloro che professionalmente entrano nell’ azionariato delle imprese, ma anche le banche considerano questo strumento imprescindibile per le loro valutazioni.
  • Definire il valore del capitale economico dell’impresa, cioè quanto vale la mia azienda. Attraverso l’analisi sarà più chiaro a voi, ma anche a chi vi legge, quanto effettivamente vale la vostra impresa.

Il piano deve essere ragionevole, sufficientemente sfidante, indicare responsabilità precise e prevedere una revisione periodica per, eventualmente, rettificare “la rotta”.

Quindi via libera a numeri e dati, che forniscono elementi reali di valutazione, ma attenzione a non cadere nell’errore opposto. Sembrerà un’affermazione ovvia e banale, ma il piano industriale non è il bilancio! 

Purtroppo, ci sono ancora imprenditori che, quando sono in cerca di risorse finanziarie, presentano dossier che sembrano poco più che bilanci d’esercizio. È un errore: il business plan deve essere un documento convincente ma, per usare un’espressione efficace, anche “godibile”. I dati finanziari sono solo una delle componenti, e devono essere presentati in una veste grafica chiara e accattivante, con ampio uso di grafici quando possibile.

È opportuno predisporre un documento dettagliato e curato (non dimentichiamo che dobbiamo costruire un rapporto di fiducia con gli interlocutori!) ma che sia analizzabile anche alla luce degli andamenti storici dell’impresa.

Da ultimo, una precisazione. Può capitare di attraversare una fase delicata o di improvvisa crescita. In entrambi i casi, cioè ogni volta che ci si trova in presenza di forti scostamenti dell’andamento aziendale rispetto al passato, è fondamentale fornire approfondite motivazioni circa gli elementi che, si ritiene, hanno indotto questi “salti di gestione”. Per esperienza, posso dire di aver analizzato pochi piani non strutturati con un approccio hockey stick (“bastone da hockey, con la caratteristica forma a L maiuscola), che indicano – cioè – una crescita di anno in anno: i migliori, però, sono quelli che sono riusciti a giustificarli in maniera puntuale.

Nella stesura del documento è spesso utile chiedere il supporto di un professionista esterno che, dialogando con l’imprenditore, “traduca” in un linguaggio più facilmente comprensibile alla banca le intenzioni e la bontà del progetto/dell’impresa.

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